La terapia manuale, come branca della medicina moderna, è nata nella prima metà dello scorso secolo in Inghilterra con James Mennell per svilupparsi poi attraverso figure come Ciriax, Kaltenborn, Grieve, Bienfait, Maitland, McKenzie e Mulligan, solo per citarne alcuni.
Nel corso della sua evoluzione è arrivata a imporsi come modello scientifico internazionale, rappresentando un’area specialistica della fisioterapia indirizzata alla gestione delle problematiche neuro-muscolo-scheletriche, basata su ricerca ed evidenze scientifiche, priva di elementi non giustificati o non ragionevoli, e arricchita tramite un aggiornamento costante.
L’approccio di questa disciplina non si riduce a un semplice catalogo di tecniche, ma tende a enfatizzare soprattutto la capacità di lettura (o inquadramento) delle problematiche dei soggetti che si affidano al fisioterapista, cercando di sistematizzare il processo di raccolta anamnestica ed esame funzionale attraverso lo sviluppo del ragionamento clinico, per impostare un profilo prognostico di salute in cui, stabilite le indicazioni ed escluse le controindicazioni alla presa in carico del paziente, siano definiti gli obiettivi, le modalità e i tempi di un progetto terapeutico adeguato e condiviso.